Cambia ancora lo scenario dell’inchiesta sul caso Pantani visto che due infermieri raccontano che accanto al suo corpo non c’era niente e nulla è stato segnalato. Quindi, niente cocaina vicino al corpo del Pirata.
Il caso Pantani somiglia sempre di più ad un caso irrisolto all’italiana e tutto per via dell’ennesimo colpo di scena nella vicenda: i due infermieri del 118 che per primi hanno visto il corpo del Pirata il 14 febbraio 2014, dicono di non aver trovato nessuna pallina bianca accanto al cadavere del ciclista.
Una testimonianza fatta agli inquirenti della Procura di Rimini che hanno riaperto il caso. Una testimonianza sicura dei due professionisti che ribadiscono di avere il dovere professionale di segnalare alle autorità tutti gli elementi presenti intorno ad un cadavere, soprattutto quando si parla di sostanze stupefacenti e in quel caso non c’era niente da segnalare e niente gli era stato segnalato prima dell’ingresso nella stanza.
Allora com’è finita la cocaina in quella stanza d’albergo? Secondo l’avvocato Antonio De Rensis che ha sentito i due infermieri alla presenza di altri legali, la coca mista a mollica di pane, una pallina grande come una noce, è stata posizionata sul luogo del delitto in un secondo momento per condizionare le indagini e portare gli inquirenti a decretare la morte di Marco Pantani per overdose accidentale.
Il dottor Fortuni, autore dell’autopsia, 10 anni fa disse che il Pirata aveva mangiato volontariamente oltre 20 grammi di coca che gli erano stati fatali. Il dottor Avato, che aveva fatto la perizia per conto della famiglia, parlava di ingestione forzata di droga sciolta nell’acqua. La pallina trovata a 50 metri da cadavere, dava per buona la prima ipotesi: il ciclista cadendo a terra per il malore causato dall’overdose, avrebbe rigurgitato quell’ultimo boccone trovato a terra. La pallina di coca e pane rinvenuta, però, era pulita e adesso tutto è ripiombato nel mistero.