Provette scambiate per evitare che Pantani vincesse e presenze discutibili sul luogo della morte del Pirata. Troppi punti oscuri che avevano fatto presagire il peggio e che adesso sembrano confermati da intercettazioni e rilevazioni. La camorra ha gestito tutta la faccenda. Gli ultimi aggiornamenti.
Il fatto è più semplice del previsto: le scommesse contro Pantani, scommesse miliardarie (in lire), non potevano essere perse dalla camorra che ha deciso di falsare il risultato del Giro d’Italia del 1999, alterando il risultato delle prove del sangue di Marco Pantani. Il Pirata che si era sempre detto estraneo al doping, è sprofondato nella depressione. Tenuto forzatamente lontano dalle gare, è morto in circostanze ancora da chiarire. Tutto faceva pensare ad un suicidio da overdose, che avrebbe in qualche modo avvalorato la tesi dei Madonna di Campiglio, ma anche sul luogo del ritrovamento del cadavere, qualcosa è sembrato sospetto. Ora a confermare l’intervento della camorra, ci ha pensato il giudice che dopo 17 anni, torna a fare luce su uno dei misteri sportivi all’italiana:
“Sono emersi elementi dai quali appare credibile che reiterate condotte minacciose ed intimidatorie siano state effettivamente poste in essere nel corso degli anni e nei confronti di svariati soggetti che, a vario titolo, sono stati coinvolti nella vicenda del prelievo ematico”, scrive il pm Sottani. “Tuttavia gli elementi acquisiti non sono idonei ad identificare gli autori dei reati ipotizzati”.
E ancora da approfondire la frase di Renato Vallanzasca che dal carcere suggerì una nuova pista al pm di Forlì dicendo:
“Un clan camorristico intervenne per far alterare il test e far risultare Pantani fuori norma. Un membro di un clan camorristico in carcere mi consigliò fin dalle prime tappe di puntare tutti i soldi che avevo sulla vittoria dei rivali di Pantani. ‘Non so come, ma il pelatino non arriva a Milano. Fidati.”